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Lo spazio sacro

Pubblicato il 23/08/2015

(da Joseph Campbell, Riflessioni sull’arte di vivere, ed Tea)

Uno spazio sacro, un momento sacro e qualcosa di gioioso da fare sono tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Tutto allora, o quasi, diverrà una gioia continua e crescente.

Ciò che dovete fare,
fatelo in modo giocoso.

Credo che un modo adeguato di concepire uno spazio sacro sia immaginare un campo di gioco. Se ciò che fate vi sembra un gioco, allora siete a buon punto. Solo che non potete giocare con i miei giocattoli; dovete avere i vostri. La vostra vita ve ne avrà pur dati alcuni. Gli anziani giocano con le esperienze passate e i successi della vita, o con i pensieri che amano coltivare. Nel mio caso, ci sono libri che amo leggere e che non portano da nessuna parte.

Una delle cose belle della vecchiaia
è che nulla conduce da nessuna parte.
Tutto è rilevante.

Quando Jung decise di tentare di scoprire il mito secondo il quale viveva, si domandò: “Qual era il gioco che mi piaceva di più da bambino?” La risposta fu: costruire piccole città e strade di pietra. Così comprò una proprietà e, per gioco, incominciò a costruire una casa. Era un lavoro duro, assolutamente non necessario, perché Jung aveva già una casa, ma era un modo appropriato di costruirsi uno spazio sacro. Era un puro e semplice gioco.

Che cosa, quando eravate bambini,
creava una dimensione d’eternità,
cancellava la nozione del tempo?
Là si cela il mito secondo il quale vivere.

Che cosa vi piace fare? Che cosa avete imparato a fare? Jung era un uomo grande e grosso eppure gli piaceva giocare con le pietre, e fu quello che fece. Scommetto che, cercando nella vostra memoria, individuerete una qualche connessione tra lo spazio sacro che avete attualmente e quello spazio speciale che avevate da bambini.

Da adulti dobbiamo riscoprire
la forza trainante della nostra vita.
Tensioni, mancanza di onestà e senso di irrealtà
derivano dal seguire la forza sbagliata della vita.

[…] E se la vostra vita non è un gioco, o siete impegnati in un gioco che non vi diverte, allora smettete! Lo spirito dello spazio sacro è Shiva che danza. Ci si libera da ogni responsabilità e lo si può fare in molti modi. Il resto è gioco
Dice Alce Nero: “L’uomo che è attaccato ai sensi e alle cose di questo mondo […] vive nell’ignoranza e viene consumato dai serpenti che rappresentano le sue stesse passioni”.
Ogni spazio sacro è separato ermeticamente dal mondo temporale. Nulla vi penetra quando siamo lì dentro. Siamo in una zona eterna, protetta dall’impatto con gli stimoli del giorno e dell’ora. Questo facciamo quando meditiamo: ci separiamo da tutto il resto […] Il mondo è escluso e diveniamo un’entità a se stante.
Bisogna ricorrere a questo genere di isolamento ogni volta che se ne ha bisogno: una volta alla settimana, una volta al giorno, ogni ora. Che valore ha? E’ indispensabile, se vogliamo avere una vita interiore. E’ un momento in cui l’eterno dentro di noi viene liberato dal campo del tempo…una volta trovato il collegamento con il nostro spazio sacro, si può cercare di trasferirlo in altre parti della nostra vita. Ma prima dobbiamo scavare, come se fosse un piccolo pozzo di petrolio, che scende in profondità.

Vivere in una spazio sacro
è vivere in un mondo simbolico
dove la vita spirituale è possibile,
dove ogni cosa intorno a noi parla dell’esaltazione dello spirito

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